Inviandovi dalla Riserva Karen Mogensen in
Costa Rica il mio cordiale augurio per le prossime festività
natalizie, aggiungo l’invito a pensare anche in questa occasione alle
foreste, considerandole da punti di vista non usuali ma che il mondo
scientifico recentemente sta ponendo in risalto. Un motivo in più per
aiutarci a salvaguardarle!
La foresta è più che un insieme di alberi
La prima informazione riguarda un fatto che
è sempre stato controverso, cioè se si può parlare di “intelligenza”
nelle piante anche in mancanza di un cervello o sistema nervoso come è
presente negli animali e di conseguenza se hanno la capacità di
comunicare tra loro in modo complesso quando fanno parte di una
comunità, se hanno strategie “intelligenti” per la loro sopravvivenza,
se possono avvertire persino la nostra presenza quando camminiamo in
un bosco. Questioni che rimanevano soprattutto nel campo di credenze o
di una visione mistico-naturalistica che ricorda il film Avatar. Le
ricerche scientifiche in corso portano prove a sostegno di questi
fatti e addirittura stanno mettendo in dubbio la veridicità di un
caposaldo della teoria evoluzionista darwiniana e cioè se ciò che
dirige l’evoluzione è solo la pura competizione egoistica. Ebbene,
sembra che almeno nel mondo vegetale non sia sempre così. In molti
casi, si sta ora dimostrando, funziona meglio qualche forma di
cooperazione che assicura un mutuo vantaggio anche in termini
evolutivi. Come spiega la ricercatrice Suzanne Simard, una foresta è
una vasta e intricata società più di quanto si possa immaginare. Si
può assistere a conflitti ma anche alla negoziazione, alla reciprocità
e persino all’altruismo. Gli alberi con i sottostanti funghi e microbi
sono così strettamente interconnessi in una foresta da creare una vera
comunicazione e una codipendenza che arriva a far descrivere questo
insieme come un superorganismo. D’altronde le recenti ricerche sui
microbiomi, l’insieme degli organismi unicellulari che convivono senza
danneggiarli in organismi più complessi, per esempio la flora
intestinale che alberga anche dentro di noi,
danno sostegno a un ripensamento del concetto tradizionale di
organismo individuale in quanto la stessa selezione naturale agirebbe
premiando o scartando questi esempi di cooperazione simbiotica come se
fossero sistemi integrati unici.
Il segreto della foresta si trova nella rete di micorriza che pervade tutto il suo sottosuolo. La micorriza è costituita da una rete vastissima di funghi filamentosi che si fondono intimamente con le radici degli alberi. Già si conosceva il rapporto simbiotico che si viene così a creare, i funghi estraggono acqua e minerali che cedono alla pianta e in cambio ricevono molecole zuccherine che li nutrono prodotte dalla fotosintesi di quest’ultime. Le ricerche hanno ora dimostrato che le connessioni di micorriza permettono, in aggiunta a questo scambio, una vera comunicazione entro le piante stesse. Da albero ad albero attraverso questo circuito sotterraneo passano segnali di allarme e ormoni, si è visto per esempio, che gli alberi più vecchi e grandi passano attraverso la micorriza risorse nutritive agli alberi più giovani e piccoli a volte persino di altra specie. Si è potuto constatare che nuove pianticelle che nascono isolate su un terreno disboscato hanno più probabilità di morire che la loro controparte che nasce nella foresta per questa mancanza di aiuto. Si è scoperto che segnali di allarme prodotti da un albero passano ai vicini preparandoli al pericolo incombente. Infine può succedere che un vecchio albero che sta morendo trasmetta una parte importante del suo carbonio alle piante vicine, come una sorta di lascito finale. Un’altra interessante ricerca mostra come le piante siano molto percettive di quello che cresce ed è presente intorno ad esse e di conseguenza alterano il loro comportamento. Per esempio è stato dimostrato che il solo rumore di un insetto che stia digrignando le mandibole mette in allarme la pianta che immediatamente produce sostanze difensive. Oppure che certe piante che stanno fiorendo addolciscono il loro nettare quando percepiscono il battito d’ali di un’ape in vicinanza. È quindi possibile che le piante percepiscano anche la nostra presenza? Quando camminiamo nel bosco o in una foresta per un po' di tempo le nostre ghiandole sudorifere espandono nell’aria composti chimici pungenti, le nostre voci e i nostri passi sul suolo producono onde di pressione, passando tra le piante strofiniamo contro i tronchi o spostiamo rami. È quindi più che plausibile che gli alberi avvertano la nostra presenza! Ricordiamocelo nella nostra prossima passeggiata!
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bagno di bosco (Shinrin-Yoku)
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Dario Sonetti