Dario Sonetti al servizio della natura in Costa Rica
La prima volta nel 1993: oggi, 27 anni dopo, è direttore scientifico della stazione di ricerca biometeoclimatica nella riserva di mille ettari Karen Mogensen
Il docente Unimore Dario Sonetti ha fatto una scelta controcorrente. È
rimasto al servizio della riserva Karen Mogensen, rinunciando al rimpatrio
prima della chiusura delle frontiere. Un atto di amore verso la natura. Un'
assunzione di responsabilità per il ruolo. Sonetti è infatti direttore scientifico
della stazione di ricerca biometeoclimatica costaricana e dirigente dell'
associazione modenese Foreste per Sempre, da anni attiva in Costa Rica.
«Abbiamo progetti in corso nell' ambito della cooperazione internazionale
che non intendiamo fermare - sottolinea il docente -. Senza dimenticare l'
attuale momento di pandemia da coronavirus che vede il Paese
centroamericano in grado di controllare meglio la situazione. In Italia come
quasi settantenne sarei più che altro un possibile problema...». Nella riserva
Sonetti riscontra «un sistema sano, che può affrontare meglio le avversità
esterne». Avversità chiamate cambiamenti climatici, ma non solo. Il docente
elenca «altre interferenze umane che colpiscono la biodiversità come
inquinamento, agrochimica, sovrasfruttamento delle specie a fini alimentari,
riduzione o distruzione di habitat per deforestazione e cambio d' uso del suolo e impoverimento dello stesso».
Così anche una riserva di mille ettari di foresta tropicale come Karen Mogensen non è immune. Lo hanno scoperto le studentesse e gli studenti Unimore di Scienze Naturali che lo scorso gennaio hanno partecipato alla prima scuola da campo o Field School nella riserva. Sonetti vi ha messo piede per la prima volta nel 1993, da ricercatore. Ventisette anni dopo, da collaboratore esterno considera la missione educativa una delle soddisfazioni maggiori. Un discorso che vale dai giovani Unimore ai volontari Gev. Lungo il percorso ha incontrato «ragazzi e ragazze in gamba, pieni di passione, che si sono messi alla prova consapevoli di star vivendo un' esperienza unica sia per la loro preparazione professionale sia per la propria crescita professionale». Giovani attratti dalla «intensità della vita che qui si pulsa», dotati di «serietà, impegno e abnegazione». Lo stesso Sonetti riconosce che la ricerca può avere ancora tanti capitoli da scrivere: «In Costa Rica attualmente si conoscono circa 90mila specie, ma si stima ve ne siano fino a 500mila».
Da uomo di scienza, ribadisce che «quello che stiamo facendo al pianeta non è per nulla sostenibile
già da parecchio tempo». Rimarca che anche in Emilia Romagna permane una concezione «depredatrice delle risorse, ammantata di bei termini come sviluppo e progresso». Tale aspetto avrebbe per il docente «favorito da noi la drammatica epidemia del covid-19». Per invertire la rotta del pianeta, confida soprattutto nei giovani. «Ben vengano Fridays For Future e mille altri simili movimenti - aggiunge il docente - perché la biologia insegna che il prosieguo della vita di qualsiasi specie, compresa la nostra, si basa sul rinnovo delle generazioni, non sull' eternità». Auspica un cambio di direzione a tutto tondo «se non di colpo, con una gradualità costante e garantita, magari anche accelerata». Rimarca che la pandemia è un' occasione («forse l' ultima») per ripensare al ruolo dell' uomo nel mondo. «Per ora siamo sette miliardi - conclude Sonetti - ma per una delle tante possibili avversità che aleggiano sulla nostra specie potremmo sparire rapidamente dal pianeta, lasciando quegli spazi che abbiamo usurpato ad altri esseri viventi. Esseri che forse li utilizzeranno meglio e davvero più sostenibilmente. La vita potrebbe davvero continuare sicuramente anche senza di noi».
Intervista integrale del Prof. Sonetti alla Gazzetta di Modena