Intervista per Gazzetta di Modena, inviata il 10 aprile 2020

Una voce dalla Foresta

 1. Prof. Sonetti, che sta emergendo dalle ricerche che state conducendo alla Riserva Karen in Costa Rica?
La riserva Karen Mogensen è una riserva di 1000 ettari di foresta tropicale gestita dalla locale associazione Asepaleco alla cui costituzione hanno contribuito anche fondi raccolti nel modenese da FpS e Gev. Nella Riserva è stata realizzata una Stazione di Ricerca biometeoclimatica inaugurata nel 2014. Il Centro di ricerca ha avuto tra gli altri, il patrocinio di UNIMORE e della Società dei Naturalisti Modenesi. Da tale data ricercatori e studenti hanno frequentato per periodi più o meno lunghi la Riserva alloggiando nella Stazione per svolgere ricerche per conoscere e studiare la ricca biodiversità animale e vegetale ivi presente. In CR attualmente si conoscono circa 90.000 specie ma si stima ve ne siano fino a 500.000, quindi con una netta maggioranza ancora da scoprire. È anche il Paese con la più alta concentrazione (numero di specie per unità di superficie) di biodiversità al mondo. Dalle ricerche specifiche che si stanno conducendo qui alla Riserva emerge appunto questa quantificazione di specie e la co lessa interrelazione che esiste tra esse a creare una rete che sostiene l’equilibrio dell’intero ecosistema e soprattutto lo difende con una capacità omeostatica e di resilienza non ritrovabile per esempio in aree pesantemente deforestate. La Riserva al momento conserva questa capacità e gli effetti del cambiamento climatico che si possono osservare rimangono contenuti. Il concetto che ne deriva è che un sistema sano può affrontare meglio le avversità che possono giungere da fuori. Per questo stiamo verificando, utilizzando alcune specie-chiave di anfibi, cosa sta succedendo riguardo alla distribuzione e la consistenza di queste nonché alla loro biologia riproduttiva.

2. Qual è l’aspetto più importante nel lavoro a contatto con la natura?
L’aspetto più importante del vivere e lavorare a contatto con la natura per un biologo o naturalista è la conoscenza scientifica ma anche introspettiva che ne viene. Ne consegue la consapevolezza che sappiamo ancora ben poco del pianeta su cui viviamo e di cui ogni giorno purtroppo ne stiamo perdendo pezzi in termini di biodiversità. Soprattutto quando pretendiamo di poterlo gestire e governare con le leggi umane, vedi come poterne sfruttare al massimo le risorse senza considerare i danni eccessivi che stiamo causando, ovvero causandone la distruzione o non permettendone una rinnovabilità. Quello che stiamo facendo al pianeta non è per nulla sostenibile già da parecchio tempo. Vi è poi l’aspetto etico e se vogliamo spirituale, siamo una specie dotata di autocoscienza e della capacità di porsi domande che travalicano le mere necessità di sopravvivenza, però agiamo spesso nei confronti della Natura usando soprattutto il cosiddetto cervello rettiliano cioè con una visione di sfruttamento massimo a breve termine n nome di un concetto di benessere molto opinabile. Ci vuole San Francesco a dirci di imparare con umiltà a guardare alla Natura per scoprire nella sua bellezza la presenza di Dio o, per chi non è credente, la necessità interiore di sentirsene parte e provare rispetto per tutte le meravigliose forme di vita che l’evoluzione ha creato in milioni di anni prima della nostra comparsa e che con la loro presenza nutrono anche le nostre necessità interiori?

3. Ci racconti come si svolge una giornata tipo
Qui in foresta ci pensano gli animali a darti la sveglia iniziando già alle 4 i loro richiami e da qui è un crescendo, ogni specie dà il suo speciale saluto alla nuova giornata fino alle 6. E’ a quest’ora che normalmente ci si alza, sperando che qualcuno abbia già messo su un caffè.. dopo colazione un breve briefing e quindi inizia il lavoro sul campo o in laboratorio o al computer in ufficio. Abbiamo una torre con ripetitore che ci garantisce il contatto con il mondo esterno via internet. Si sfruttano le ore più fresche del giorno, in ufficio non abbiamo condizionatori ma solo ventilatori che mitigano un po' la temperatura che qui in marzo può arrivare ai 36-38 °C nelle ore più calde. Si pranza a mezzogiorno sperando che ci sia la cuoca che serve i pasti anche ai turisti che arrivano sennò ci arrangiamo. Si aspettano poi le ore del pomeriggio dopo le 16 per muoversi nuovamente e si rientra con l’oscurità che qui scende presto, già verso le 18 e 30. Dopo la cena delle 19 ci si trova a discutere i risultati della giornata e sovente si organizzano uscite notturne in foresta, in cui ovviamente si possono vedere animali che hanno le loro attività solo in queste ore, sicuramente risultano le ispezioni più interessanti ed eccitanti per gli studenti. Magari si piazzano videotrappole in punti strategici sperando di avere qualche buon avvistamento. La branda ci attende usualmente non più tardi delle 22, dopo aver ammirato per un po' uno splendido limpido cielo trapuntato di stelle che ci fa pensare a quanto piccoli siamo.

4. Quali differenze riscontra rispetto all’Emilia Romagna?
Se ci riferiamo alle condizioni ambientali e di vita certo ci troviamo sicuramente su un altro pianeta, i ritmi e le abitudini usuali di casa nostra sono da dimenticare. Se ci vogliamo riferire alla situazione ecosistemica, certo la nostra Regione è fortemente antropizzata e agro-chimico industrializzata con quello che ne consegue in termini di costi ambientali e di salute. È quello che paghiamo coscienti o nolenti per un certo tipo di ricchezza e benessere. C’è ancora molto poca conoscenza in buona o cattiva fede tra chi controlla e detiene le leve del potere di come stanno veramente le cose. Rimane per lo più una concezione sfruttatoria e depredatrice delle risorse che abbiamo anche se viene ammantata di bei termini come sviluppo e progresso. Chi studia la natura sa che non è così, non può essere così se non vogliamo arrivare all’autoestinzione. Ne ho parlato in un recente articolo in cui ho correlato questo aspetto anche con le condizioni che hanno favorito da noi la drammatica epidemia del covid -19.

5. Si possono notare anche in CR effetti causati dai cambiamenti climatici?
Certamente anche in CR i sintomi di un clima in cambiamento progressivo si avvertono, il collega meteorologo Luca Lombroso che fa parte di Foreste per Sempre e che è stato qui più di tre mesi seguendo ed elaborando i dati della nostra centralina lo potrebbe confermare. Sicuramente gli effetti sulla biodiversità ci sono e sono molteplici dipendendo da come si manifestano le variazioni climatiche. Il riscaldamento della superficie del mare e della terra, comporta effetti sulla biologia alimentare e riproduttiva, con areali di distribuzione delle specie che cambiano ed in termini di variazioni numeriche entro le specie stesse che, in negativo, possono portare sino all’estinzione. Non dimentichiamo che il cambio climatico si va ad aggiungere ad altre interferenze umane che colpiscono la biodiversità come inquinamento, agrochimica, sovra sfruttamento delle specie a fini alimentari, vedi pesca e caccia, riduzione o distruzione di habitat per deforestazione e cambio d’uso del suolo e impoverimento dello stesso etc. Purtroppo non è una semplice somma di effetti ma una loro amplificazione. Questo vale in generale ma si riscontra anche in CR con previsioni sicuramente preoccupanti.

6. Cosa l’ha spinta a rimanere in CR in questo periodo?
Indubbiamente, dati i miei interessi e le mie responsabilità, al momento posso servire più qua, l’Italia mi manca ma fino ad un certo punto, preferisco rinunciare ad alcune cose che potrei avere nel mio Paese ma qui posso averne in cambio molte altre per me più interessanti ed importanti. Come Foreste per Sempre di cui sono parte, abbiamo qui progetti in corso nell’ambito della cooperazione internazionale che non intendiamo fermare. Senza dimenticare l’attuale momento di pandemia da coronavirus che, come ho scritto altrove, vede il Paese centroamericano in grado di controllare meglio la situazione. In Italia come quasi settantenne sarei più che altro un possibile problema...

7. Come ha trovato gli studenti coinvolti nel progetto?
Questo è sicuramente uno degli aspetti che mi ha dato maggior soddisfazione. Ne ho avuto la conferma con la realizzazione della prima Field School dedicata agli studenti di Scienze Naturali di UNIMORE dello scorso gennaio ma ancor prima con i molti studenti che sono venuti a preparare le loro tesi di Laurea o frequentare qui in Costa Rica i loro tirocini. Ragazzi e ragazze in gamba, pieni di passione, che si sono messi alla prova consapevoli di star vivendo un’esperienza unica sia per la loro preparazione professionale che per la propria crescita personale. Giorni e notti passati in foresta a scoprire le meraviglie delle foreste tropicali, a svelarne i segreti, a vivere l’intensità della vita che qui vi pulsa. È stato molto bello vedere la serietà, l’impegno e l’abnegazione di questi ragazzi messi in condizioni non certo usuali, se non a volte difficili, che hanno saputo affrontare questa esperienza con successo e soddisfazione. Ne sono una prova le relazioni finali che hanno scritto, segno tangibile di ciò che rimarrà impresso per sempre nella loro memoria.

8. Come sono i rapporti tra Università e FpS?
FpS è presente in CR da più di 25 anni, io vi sono arrivato ufficialmente per la prima volta come ricercatore UNIMORE nel 1993 per frequentare l’Istituto Nazionale di Biodiversià (INBio). Viste le opportunità uniche offerte da questo Paese sia per quanto riguarda gli studi naturalistici, sia per il Sistema di Conservazione che comprende Parchi Nazionali e Riserve dove, dopo aver sottoscritto accordi ufficiali, si è potuto partecipare alle attività e mansioni attraverso una figura riconosciuta di guardaparco volontario. Da quell’anno vi sono tornato mantenendo la duplice figura di docente e di dirigente delle GEV della Provincia di Modena. Sono quindi venuti con me in CR sia studenti sia volontari GEV. Si è poi creato un settore specifico per la Cooperazione Internazionale che è diventato Foreste per Sempre. È stato quindi naturale avere dei rapporti di collaborazione e sinergie tra FpS e UNIMORE. Nell’ambito delle relazioni ufficiali instaurate da Gev Modena-FpS ed il MINAE di CR, il Ministero dell’Ambiente e dei Parchi, è stato possibile per una ventina di studenti venire a preparare qui le loro tesi di laurea. Da quando è poi stata realizzata nel 2011 la Stazione per le Ricerche Bioclimatiche della Riserva Karen Mogensen, finanziata in parte da Imprese modenesi, hanno iniziato a arrivare studenti per realizzare i loro tirocini grazie a un riconoscimento ufficiale di FpS da parte di UNIMORE come Struttura Ospitante. La Stazione di Ricerca ha un patrocinio ufficiale da parte di UNIMORE e la Field School realizzata lo scorso gennaio è frutto della collaborazione tra il Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche, il Dipartimento di Scienze della Vita ed il Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari”, in sinergia con Foreste per Sempre. Tale proficua esperienza si è realizzata attraverso lezioni interattive su metodi di indagine in vari settori delle scienze naturali, con particolare focus sulla fauna, seguita da flora e meteorologia, coadiuvate da uscite e applicazioni su campo, cioè in foresta. Io, oltre ad essere il Direttore Scientifico della Stazione di Ricerca, partecipo alle attività come ex professore pensionato con la qualifica di Collaboratore Esterno UNIMORE e come dirigente di FpS.

9. Come giudica il movimento FFF?
vedi sotto 10.

10. Da 1 a 10 come giudica necessario invertire la rotta per contrastare i cambiamenti climatici?
Come biologo e scienziato credo sicuramente che sia necessario invertire la rotta, se non di colpo però con una gradualità costante e garantita, magari anche accelerata. Non è solo un problema di cambiamenti climatici, è da rivedere tutto un sistema produttivo ed economico che non ha nulla della sostenibilità tanto sbandierata ma lo si può fare solo se la gente diventa cosciente e convinta di questa necessità ed è in grado di creare una forza di pressione e convinzione nei confronti dei decisori politici perché non può essere che la finanza ed un’economia costruita su modelli elaborati al tavolino facciano diventare le persone dei numeri buoni solo per la statistica e le campagne pubblicitarie. I cambiamenti climatici sono solo una conseguenza di ciò. Questa è solo una manifestazione del problema non la causa. Certo, confido nei giovani, possono a volte essere un po' ingenui rispetto a queste problematiche ma hanno dalla loro la forza innovatrice e rinnovatrice della giovinezza e dell’incoscienza, non essendo frenati dalla ragione come lo può essere un adulto o un anziano che già sono dentro al sistema e ne subiscono o accettano le logiche a volte perverse. Auguro loro di essere in grado di sfuggire al Grande Fratello e magari annientarlo. Punto quindi sui giovani, ben venga FFF e mille altri simili movimenti, la biologia insegna che il proseguo della vita di qualsiasi specie compresa la nostra si basa sul rinnovo delle generazioni non sull’eternità. Riguardo a quello che sta accadendo non mi aggiungerò alle mille filippiche in corso, voglio solo dire che da tutto il male che ne è venuto ne è uscita la possibilità inaspettata, e forse l’ultima, con lo stop alla nostra folle corsa quotidiana, di ripensare per bene al nostro ruolo e posizione su questo pianeta anche perché ora siamo sette miliardi ma per una delle tante possibili avversità che alleggiano sulla nostra specie, potremmo sparire rapidamente dal pianeta lasciando quegli spazi che abbiano usurpato, ad altri esseri viventi che forse li utilizzeranno meglio e davvero più sostenibilmente.
La Vita potrebbe continuare sicuramente anche senza di noi.

Pubblicazione intervista Sonetti. Aprile 2020

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