Field School Karen

Esperienze di biologia tropicale e non solo nel racconto dello studente Liam Vezzani

Se mi venisse chiesto di descrivere la mia esperienza in Costa Rica in poche righe, di certo mi troverei in grande difficoltà.

Questo perché oltre ad essere stata una Field School è anche stato un viaggio alla scoperta di ciò che ci circonda, un’occasione per stringere amicizia con i compagni di viaggio e soprattutto è stato, per me, un importante viaggio introspettivo e grande fonte di ispirazione.
Quello che abbiamo vissuto, quello che abbiamo visto e sentito non sono facili da spiegare a chi non ha mai fatto una esperienza simile.
Ci siamo infatti ritrovati immersi in una natura rigogliosa, vivace e soprattutto lasciata a se stessa, senza grandi interventi antropici. Passare tutti quei giorni in quei luoghi magici, mai silenziosi, mi fa sentire fortunato e sprigiona dentro me la grande voglia e determinazione di proteggere ciò che resta e ripristinare ciò che è andato perduto.
Là, nelle riserve, la notte è viva come mai la avevo sperimentata. Il silenzio non esiste. Quando il sole abbandona l’orizzonte sbucano infatti una miriade di forme di vita diverse tra loro che attendevano pazientemente il loro momento, il buio. Vagare di notte muniti di torce alla ricerca degli esseri più strani è stata una emozione che non scorderò mai.
Mai mi era capitato di sentirmi così’ vivo ed a contatto con ciò che ci circonda, facente parte di quel tutto da cui lentamente con gli anni ci siamo fin troppo scissi.
Nulla va dato per scontato, ogni passo è cruciale.
Là fuori, di notte, si è sia preda e predatore e si ha come la sensazione perenne chetutto potrebbe succedere. Qualunque cosa potrebbe apparire o non apparire mai ed in tal caso non ti resta che continuare a cercarla.
Dopo tutti i chilometri fatti, dopo tutta la polvere inspirata durante i viaggi, dopo aver a lungo sudato, il messaggio che mi porto a casa, stretto forte al cuore, è un messaggio di speranza. Incontrare così tanti addetti ai lavori, sentirli parlare e vederli muovere sul campo è stato come osservare una fiammella arancione di una candela stanca che nonostante la brezza intensa continua ad ardere, imperterrita.
A loro non interessa che molte cose stiano andando per il verso sbagliato.
Loro continuano a lottare, a sudare e vivere affinché la Natura si conservi.
Ho capito che piangersi addosso è infatti tempo sprecato.
Questa esperienza ci ha inoltre permesso di mettere la testa fuori dal guscio e di vedere a livello pratico quali possono essere i vantaggi e gli svantaggi della vita su campo, oltre che le difficoltà principali che spesso, seduti davanti a un banco, non si riescono a cogliere a pieno. Ci ha inoltre consentito di capire i potenziali campi specialistici in cui un naturalista può finire, i diversi temi che si possono trattare.
Camminare con 25 kg sulle spalle con tutta l’attrezzatura, con poca acqua e qualche merendina per raggiungere i vari obiettivi è, ad esempio, una cosa che possiamo dire di aver sperimentato a tratti sulla nostra pelle. O ancora più banalmente abbiamo sperimentato il caldo, le orde di zanzare, l’umidità e gli insetti da evitare.
Ma sono tutti ricordi che ci porteremo dietro, tutte sensazioni che già ora mi mancano. Il bilancio finale dell’esperienza è ovviamente positivo, ma darle un valore numerico sarebbe più che riduttivo.
Non riesco a quantificare quanto mi sia stata utile questa esperienza poiché se saprò coltivare le idee ed emozioni che mi ha fatto scaturire dentro, potenzialmente i suoi benefici si potrebbero protrarre per molti anni a venire.
Sta a me tornare al mio banco, tornare ai miei esami, tornare nelle biblioteche e nutrirmi di sapere, di scienza e di conoscenza. Per poi un giorno, forse, tornare in quella terra lontana e prendere parte, da protagonista, alla difesa del pianeta.



APRI GLI OCCHI

Ci sono prime volte che non si scordano mai,
Ci sono prime volte che impregnano la memoria
e lasciano ricordi e sensazioni indelebili.
E questa è una di quelle.
Siamo stati scaraventati dall’altra parte del globo,
trasportati dal mezzo che meglio incarna l’uomo
e la sua capacità di andare ovunque.
Per poi ritrovarci, dopo un’irta scalinata, nella riserva.

La riserva colpisce per il suo rumoroso silenzio,
perché anche quando, la notte è fonda
e tutto sembra tacere, essa brulica di vita.
Se illuminato, il buio, rivela una fertile vita,
così lontana da ciò a cui siamo soliti,
che diventa difficile anche solo da concepire.

Ci sono esperienze che ti aprono gli occhi, la mente e l’animo.
Ci sono esperienze che ti fanno sentir parte di un tutto,
che sempre ti circonda, ma di cui spesso dimentichiamo.
Dunque và, indaga, scopri, fatica e soprattutto apri gli occhi.

Liam Vezzani


 

Stazione sperimentale bioclimatica

Karen Mogensen

 


top