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La biodiversità delle foreste tropicali     

Per biodiversita' si intende la varieta' della vita in tutte le sue forme, livelli e combinazioni. Alberi, fiori, insetti, uccelli, in definitiva tutti gli organismi viventi sono l'espressione della diversità genetica all'interno dei diversi ambienti ed ecosistemi della Terra. Le foreste tropicali hanno un grado di biodiversità che è il più - elevato di qualsiasi altro habitat conosciuto del nostro pianeta. Più del 70% di tutte le specie animali e vegetali presenti sulla Terra vive nelle foreste tropicali. Mentre in Europa, un appezzamento di un centinaio d'ettari può contenere 25 o 30 specie d'alberi, in un tratto equivalente della foresta tropicale possono crescerne 400. E questa molteplicità vale anche per gli animali. Basti raffrontare il numero di specie presenti in Costa Rica e Italia (vedi tabella). Stabilire perchè le foreste tropicali siano così ricche di specie animali e vegetali è più difficile di quanto sembri poichè più fattori contribuiscono a creare condizioni ideali e rapporti complessi ma delicatissimi. Un fattore comune è l'elevata immissione di energia solare che crea condizioni ideali per la crescita, abbinata a una carenza di sostanze nutritizie nel suolo. Quest'ultime di solito hanno infatti una distribuzione non uniforme e ciò favorisce l'evoluzione di varie specie, attrezzate in vari modi per affrontare la scarsa fertilità del suolo o che sfruttano diverse piccole nicchie ecologiche. Un'altro fattore è la grandezza degli alberi che crea una massiccia struttura tridimensionale stratificata a più livelli, in cui si rifugiano e crescono molte piante di minori dimensioni, compresi rampicanti ed epifite. La varietà di queste piante crea un'invitante gamma di risorse alimentari e di nascondigli per innumerevoli piccoli animali. La mancanza di una stagione invernale che interrompe di solito il ciclo vitale degli insetti e ne riduce il numero ha permesso ad essi di diversificarsi in tutta tranquillità. Ciò però ha portato a una pressione selettiva, a una competizione e a strette forme di simbiosi e mutualismo. Alcuni biologi credono che la pressione esercitata dagli insetti abbia a sua volta influenzato la diversificazione delle piante che hanno dovuto escogitare nuove difese contro di essi, finchè questi si sono evoluti fino a specializzarsi nell'attaccare un solo tipo di pianta. Ma a fronte di un numero così incredibile di specie (forse milioni per i soli insetti!) il numero di individui per ogni specie è limitato e l'areale di presenza spesso circoscritto. Per questa ragione la deforestazione provoca non solo la perdita della foresta ma anche l'estinzione di innumerevoli specie animali molte delle quali non saranno mai neppure conosciute.  Una caratteristica interessante delle foreste pluviali è la vasta rete di interrelazioni che si è sviluppata, e che spesso coinvolge una decina di specie o più. Una bromeliacea che immagazzina l'acqua, ad esempio, intrattiene rapporti di scambio con i suoi insetti impollinatori e dispersori dei semi, con l'albero sul quale vive, con i numerosi animali che vivono o si riproducono nelle sue riserve d'acqua e con quelli che vivono nei detriti che circondano le sue radici. Alcuni di questi rapporti sono di dare-e-avere, altri sono invece a senso unico. Molto spesso c'è una relazione centrale, intorno alla quale se ne sviluppano altre, come accade tra le formiche e le piante delle formiche, o tra i fichi e le vespe del fico. Relazioni di questo tipo vengono comunemente denominate "mutualismi a chiave di volta". La grande preoccupazione di tutti gli ambientalisti è che, a causa della progressiva frammentazione delle foreste pluviali, questo tipo di interdipendenza si rompe qualora venga a mancare un animale o una pianta fondamentali per il meccanismo.  

Biodiversità come Banca Genetica      

Molte coltivazioni nel mondo sono ormai monocolture cui manca la biodiversità genetica. In altre parole, tutte le piante sono quasi identiche perché gli agricoltori hanno selezionato specie molto produttive facili da raccogliere, dotate di un buon sapore e così via. Nel complesso oggi dipendiamo da 8 tipi di coltura, che forniscono il 75% del cibo mondiale. Questa mancanza di varietà genetica ci rende estremamente vulnerabili agli insetti nocivi e alle malattie delle colture alimentari ed ai mutamenti climatici. Se queste monocolture vengono attaccate da una nuova malattia o infestate da nuovi parassiti potrebbero esserne distrutte poiché le piante resistenti sono state escluse dalla selezione. Le specie vegetali selvatiche potrebbero rivelarsi vitali per adattare le varietà attuali a nuove condizioni di vita. La deforestazione provoca non solo l'estinzione delle specie, ma anche la perdita della diversità genetica che può aiutare le specie ad adattarsi a nuove condizioni. Dalla foresta tropicale vengono medicine e prodotti importanti Molti dei principali farmaci in uso nel mondo derivano da piante che crescono nella foresta tropicale. Da arbusti, fiori, semi, radici e funghi si estraggono molti tipi di farmaci, dagli anestetici agli antibiotici, dai contraccettivi ai medicinali per le malattie ! ' cardiache, la malaria e molte altre affezioni. Per esempio, la chinina antimalarica viene estratta dalla corteccia di diverse specie della Cinchona, un albero andino. Le specie asiatiche e africane della Rauwolfia forniscono la reserpina, utilizzata per la cura dell'ipertensione e delle malattie mentali. Diverse leguminose, e in particolare il castagno australiano di Moreton Bay (Castanospermum australe), forniscono la castanospermina, che sperimentalmente offre buone speranze nella lotta contro l'AIDS. E' stato calcolato che più di tre miliardi di persone si servono di farmaci tradizionali, per la maggior parte vegetali, per la cura delle malattie; in India e in Cina 1'80-90% delle medicine tradizionali sono a base di piante, e nella sola Cina vengono utilizzate, per i trattamenti a base di erbe, 5000 specie diverse. Nel mondo intero le foreste rappresentano la più ricca riserva di piante medicinali. In Kenya, ad esempio, il 40% delle medicine a base vegetale proviene da alberi originari della foresta. Gli abitanti della foresta sono i guardiani di un'immensa farmacia naturale che solo loro conoscono ed è probabile che, col loro aiuto si potrebbero scoprire nuove piante medicinali ancora sconosciute. Se le foreste verranno distrutte questi farmaci non verranno mai scoperti. In Amazzonia una équipe etnobotanica ha catalogato più di 1000 specie vegetali usate dagli indios, per la maggior parte come medicine. La foresta tropicale e gli "indios" Se la biodiversità è importante per noi per motivi estetici, medici e genetici, lo è ancora di più per quelle popolazioni indigene che vivono ancora nelle foreste tropicali. A fronte di poche realtà indigene accettabili, nella maggioranza dei casi la situazione è drammatica: gli indios spesso non sono neppure proprietari della terra D su cui vivono da sempre e le foreste che costituiscono il fondamento materiale e spirituale della loro vita vengono progressivamente e inesorabilmente distrutte. E' drammatico e terribile vedere come etnie che hanno conservato il miglior rapporto che l'uomo possa avere con la Natura siano destinate a scomparire o annullarsi nei dubbi valori della nostra civiltà che non potranno mai essere i loro. Salvando le foreste tropicali con la creazione di nuove riserve di cui gli indios siano custodi e amministratori oltre a dare loro la possibilità di continuare a vivere in equilibrio e rispetto della Natura significa in molti casi salvare la vita di questi uomini da cui abbiamo molto da imparare  

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