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Le foreste tropicali offrono un vasto assortimento di risorse in regioni del mondo fra le più povere e gravate da una sempre più crescente sovra popolazione. I Paesi di queste aree del mondo stanno lottando per raggiungere un miglior livello di vita e la via di questo sviluppo prevede lo sfruttamento massiccio delle risorse naturali, che per la maggior parte sono costituite dalle foreste o sono presenti in esse, e un'industrializzazione di tipo occidentale. Possiamo quindi prevedere che per i prossimi anni la pressione sulle foreste aumenterà sempre di più. Se consideriamo che già il 50% è stato distrutto e circa il 30% lo sarà nei prossimi 20-30 anni il quadro per il futuro si presenta drammatico. I Paesi poveri non sono tuttavia i soli ad avere delle aspettative sulle foreste tropicali; sono le ricche nazioni industriali di cui facciamo parte a generare la domanda che sorregge il commercio di legname tropicale, ed il mercato del bestiame da macello che bruca i pascoli una volta ricoperti dalla foresta. A tutto questo si aggiunge il cappio del debito internazionale sempre in aumento, tra le nazioni industriali e quelle del Terzo Mondo che spesso costringe i Paesi che possiedono delle foreste a sottoporle ad uno sfruttamento eccessivo.

L'impatto dell'agricoltura
Finora la maggior parte della deforestazione si è attuata senza nessun tipo di controllo o pianificazione da parte soprattutto di coloni in cerca di terre da coltivare che hanno abbattuto, bruciato o utilizzato per l'estrazione del legname migliaia e migliaia di Km2 di foreste ancora vergini. Il risultato è una grave degradazione ambientale. Il deforestamento a scopo agricolo è la causa principale della distruzione della foresta tropicale. Grandi estensioni di foresta vengono abbattute per ricavarne terreno coltivabile. I contadini abbattono appezzamenti di foresta e usano il terreno per coltivare di che sfamarsi. Il tipo di coltivazione mobile tipo "abbatti-e-brucia", l'unico a poter essere praticato, dato il terreno povero di sostanze nutritizie è quasi sempre insostenibile. L'ecosistema viene distrutto in modo definitivo e la terra deve essere abbandonata dopo qualche anno; i coloni possono solo spostarsi altrove e ricominciare lo stesso processo distruttivo. In alcuni di questi terreni si coltivano prodotti come tè e caffè, che vengono poi esportati nei Paesi più ricchi. Miseria, sovra popolazione e distribuzione ineguale delle proprietà terriere sono le vere cause che costringono i coloni in una via finora senza molte alternative. 

L'estrazione del legname
Per i Paesi tropicali il legname rappresenta un'importante fonte di valuta straniera. Ilgiro d'affari annuale  del commercio di legname supera i 10 miliardi di dollari, con una produzione di circa 30 milioni di metri cubi di tronchi grezzi. I grandi alberi tropicali, vengono tuttora abbattuti per ricavare legname prezioso da esportare nei paesi ricchi che ne fanno sempre più richiesta. Solo il 50% circa delle varie specie è sfruttato localmente e solo un numero relativamente ristretto di specie è ambito sul mercato internazionale, ma ciononostante anche il taglio più selettivo distrugge sostanzialmente la foresta in quanto l'abbattimento di un esemplare provoca la caduta anche degli alberi vicini e i pesanti macchinari di trasporto danneggiano piante e suolo. I commercianti di legname costruiscono strade per poter arrivare alle zone di taglio e trasportare via i tronchi. Le stesse strade vengono poi usate anche dai contadini che penetrano quindi sempre più nella foresta a peggiorare il danno. I delicati equilibri interspecifici vengono compromessi in modo irreparabile. Non muore solo un albero, insieme ad esso scompaiono intere nicchie ecologiche. 
L'allevamento
Pur rappresentando il terzo stadio del degrado forestale, l'allevamento è stato spesso all'origine dell'intero ciclo distruttivo. Nel corso degli ultimi trent'anni l'allevamento di bestiame da macello ha messo seriamente in pericolo le foreste tropicali dell'America Latina. In America Centrale e Brasile il disboscamento di immense aree di foresta è stato incoraggiato dai governi con particolari agevolazioni fiscali e la concessione di sussidi da parte della Banca Mondiale, allo scopo di produrre carne di manzo a buon mercato per il consumo nazionale ma soprattutto per l'esportazione sui mercati dei fast food nordamericani e europei. In vent'anni nei Paesi centro americani più di un quarto di foreste tropicali è stato abbattuto per fare posto all'allevamento. Persino l'allevamento di solito non è praticabile per più di una decina d'anni per cui i mandriani si spostano verso nuove aree quando la fertilità del terreno diminuisce e la produttività comincia a crollare. La follia di questo tipo di produzione è illustrato nella scheda "hamburger connection".
Attività mineraria
Per molti paesi tropicali, le foreste non sono solo una fonte di legname pregiato e
terre da coltivare: sotto gli alberi possono nascondersi, infatti, ingenti ricchezze minerarie e spesso i fiumi racchiudono un potenziale enorme come fonte rinnovabile di energia idroelettrica. Tra i fattori che minacciano in modo diretto le foreste pluviali, la deforestazione dovuta alle attività estrattive è tra i minori, anche se le vie d'accesso che vengono aperte e il livello di sviluppo generalmente più alto nelle aree in cui si trovano le miniere sono spesso un richiamo per i coloni in cerca di terra. Il Bacino amazzonico contiene certamente enormi ricchezze minerarie e petrolifere, come pure alcune regioni della Nuova Guinea, delle Filippine e dell'Indonesia. Il progetto di estrazione mineraria forse più ambizioso e di più vaste dimensioni è il Programma Brasiliano del Grande Carajas, per il quale è previsto un costo di 70 miliardi di dollari USA e che interesserà un'area dell'Amazzonia orientale grande quanto la Francia. Al centro del programma sono gli enormi giacimenti di minerali di ferro che si trovano nel sottosuolo della foresta. Sono in costruzione almeno 18 fonderie di ghisa; la prima, che si trova a Maraba nello stato di Para, è entrata in funzione nel marzo del 1988. Queste fonderie saranno alimentate con il carbone di legna ricavato dalla foresta pluviale vergine. Quando i 18 impianti avranno tutti cominciato a produrre, circa 2300 chilometri quadrati di foresta vergine saranno distrutti ogni anno per fornire il carbone di legna necessario. Altre pressioni di tipo industriale, che minacciano le foreste tropicali sono quelle derivanti dalle trivellazioni petrolifere e dall'estrazione illegale dell'oro da masse di contadini senza terra. Nell'isola di Mindanao, nelle Filippine meridionali, in Costa Rica e in varie regioni dell'Amazzonia, la corsa all'oro ha avuto come conseguenza l'inquinamento dei fiumi col mercurio (utilizzato per separare l'oro dai minerali) e lo smembramento delle popolazioni tribali. In Brasile, migliaia di cercatori d'oro, i garimperos, hanno creato miniere a cielo aperto nella foresta pluviale amazzonica, abbattendo alberi e scavando enormi buche , nel terreno. Inoltre, i materiali di scarico delle miniere hanno inquinato i fiumi.

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